Intervista esclusiva a Sandro Rizzoni: “Ecco perché mi sono dimesso dalla Gallazzi…”
7 Febbraio 2014 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Aziende, Bianca, Cronaca, Sanitaria, Sociale |
“Il nuovo cda non ha capito di gestire un’azienda speciale” – L’ex direttore generale ci parla anche della farmacia comunale
ARESE – Il 7 dicembre 2013 a sorpresa il direttore generale della casa di riposo Gallazzi Vismara Sandro Rizzoni ha presentato le proprie dimissioni con effetto dal 1°gennaio 2014, che seguivano a ruota quelle già presentate precedentemente dal direttore sanitario Giulio Maria Truci.
La questione era stata dibattuta nell’ultimo consiglio comunale di dicembre perché l’assemblea cittadina aveva dovuto modificare lo statuto dell’azienda speciale per consentire al vice direttore Brombin di svolgere le funzioni di direttore generale in attesa della nuova nomina. Funzione che Brombin sta ancora svolgendo. Tuttavia le ragioni delle dimissioni di Rizzoni erano rimaste top secret. E’ ora lo stesso Rizzoni, nominato nel febbraio 2013 dalla commissaria prefettizia Anna Pavone, a parlarne con il “Notiziario”. Rizzoni intende correggere il tiro sulle notizie emerse in consiglio comunale sulle perdite della casa di riposo e sulla supposta gestione diseconomica della farmacia comunale.
“Intanto – chiarisce subito – sul risultato d’esercizio 2012 io non ho avuto alcun merito né responsabilità. Quindi i costi sostenuti per il centro diurno di 460mila euro sono una scelta della gestione precedente la mia. Io posso rispondere solo per il 2013 per il quale il comune non ha stanziato un euro in più rispetto a quanto preventivato. Il mio obiettivo era quello di non superare i 114mila euro coperti dal comune nel 2012 e non solo tale limite non è stato superato, ma addirittura dovrebbe attestarsi sui 90mila euro in funzione del risultato della farmacia, previsto a 80mila euro al netto delle imposte 2012”.
Ma nel 2012 i costi sociali non ammontavano a 46mila euro?
“No, erano di 114mila euro. I 46mila sono il risultato di eventi straordinari derivanti dal recupero dell’Irap”.
A quanto ammonta il costo complessivo di una struttura come la casa di riposo di Arese?
“A oltre 4 milioni di euro. Due milioni sono sostenuti per gli infermieri e le asa della cooperativa Kcs mentre altri 2 milioni sono sostenuti per fisioterapisti, medici, direzione, amministrativi e lavanderia. Sono venticinque le persone a carico dell’azienda speciale”.
Come è finanziato questo costo?
“Viene finanziato attraverso le rette, i trasferimenti delle quote medico-sanitarie dalla Regione Lombardia e dall’utile prima delle imposte della farmacia”.
Perché l’Amministrazione comunale si ritrova a dover ripianare dei costi della Gallazzi-Vismara?
“Dal fatto che le rette applicate, decise dal consiglio comunale, sono inferiori al calcolo derivante dalla suddivisione del totale dei costi di produzione per i posti letto. Questa differenza viene chiamata trasferimento in conto esercizio a compensazione dei costi sociali, che non sono altro che la contribuzione che il comune versa nelle casse dell’azienda speciale a copertura delle rette. La Gallazzi-Vismara applica rette mediamente inferiori del 20% rispetto alle rette medie applicate da altre strutture sul territorio pur avendo spesso una qualità del servizio superiore”.
Se i costi sono comunque obbligati, come è riuscito a diminuire il delta dei 114mila euro?
“Intervenendo sulla spesa comprimibile, come per esempio già fatto dalla commissaria Pavone che ha indetto che ha portato il compenso del direttore generale da 46 a 24mila euro lorde annui. Eppure si è dato luogo all’annoso problema della climatizzazione dell’ultimo piano, dove si gelava in inverno e si soffocava in estate il cui costo”.
Lei ha avuto modo di giudicare la gestione della farmacia comunale della quale si è parlato di gestione diseconomica. Qual è la sua valutazione?
“La farmacia non produce perdite. Di certo io porto la farmacia in perdita se non sostituisco il personale in scadenza, se non aumento l’apporto dei laureati in termini di ore lavoro, se non le cambio la collocazione: 40mila euro d’affitto per locali siti in una zona decentrata. In due anni l’attuale direttrice ha fatto miracoli nel gestire il magazzino ed è stata molto abile e brava a mettere delle pezze senza il personale richiesto e nel fidelizzare l’utenza con cui riesce ad avere un rapporto empatico”.
Perché si è dimesso?
“Ho lavorato molto bene con il cda nominato dalla commissaria Pavone, cosiddetto “tecnico”, che conosceva i limiti entro cui agire ed era rispettoso della sua funzione d’indirizzo e di controllo e della mia di gestione. Non è stato così con il nuovo. Una differenza che non è stata colta dai nuovi componenti del cda, forse per inesperienza o forse per l’aver immaginato di essere collocati in una società privata anziché in un’azienda speciale”.
Qual è la differenza?
“In un’azienda speciale il cda riceve gli indirizzi dal consiglio comunale, li traduce in obiettivi, li conferisce sul piano programma presentato dal direttore e verifica e controlla che quegli indirizzi si realizzino. Non interviene nelle scelte gestionali”.
Per esempio…
“Per esempio la sostituzione di un farmacista il cui contratto a tempo determinato scade il 28 febbraio. Ho portato la problematica nel cda del 4 ottobre e poi del 6 dicembre e ancora dovevano pensarci. A distanza di cinque mesi devo ancora vedere e controfirmare i verbali delle sedute tenute con il cda perché non me ne è stata recapitata ancora copia…
Com’è andata a finire la vicenda delle coperte?
“Avevamo deciso l’acquisto delle trapuntine. Ma con l’interessamento della nuova presidente della Commissione Parenti Maria Turconi si è riusciti ad avere un contributo a titolo di liberalità dalla Watson Johnson. Sono arrivate il 20 dicembre. Un regalo di Natale che ci ha permesso di risparmiare 4mila euro”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 7 febbraio 2014 – pag.65)