Ci sono tre vie per arrivare allo scioglimento di Fondazione ma adesso occorre capire quale delle tre si vuole percorrere
11 Ottobre 2013 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Centro sportivo Arese, Inchieste |
ARESE – La contrapposizione venutasi a creare tra la Giunta Palestra e gli attuali organi dimissionari di Facs ha un che di paradossale. Pd, Forum e Unione Italiana si sono sempre espressi contro la manifestazione d’interesse di Facs che aveva consegnato a Intese il centro sportivo. La gestione Carli, arrivata dopo, ha il solo torto di essersi impegnata per far rientrare in possesso il ‘Davide Ancilotto’ al Comune di Arese. Prima, in tempo di commissari, sullo stesso fronte. Oggi, dopo le elezioni, sulle barricate. A sentirle separatamente, ognuna delle due parti asserisce di trovarsi in tale situazione loro malgrado e che avrebbero voluto volentieri collaborare insieme per risolvere il problema.
Fra i motivi del contendere, dopo la questione della mancata opposizione al pignoramento di Intese, le modalità per arrivare allo scioglimento di fondazione, che privata dalla gestione del centro sportivo sembrerebbe non avere più ragion d’essere.
Per arrivare allo scioglimento, tre le vie che potrebbero essere percorse. La Provincia stila una relazione alla Regione che al termine di un iter di verifica nomina un commissario per arrivare alla liquidazione. La seconda che il Comune nomini un nuovo cdi che avendo pieni poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione potrebbe procedere come da statuto allo scioglimento della fondazione. In pratica l’ipotesi per la quale spingono gli organi dimissionari di Facs.
La terza via, che di fatto l’Amministrazione comunale spinge affinché si intraprenda, è che sia lo stesso cdi dimissionario a procedere allo scioglimento. Va però ben chiarito dal punto di vista giuridico se è nelle prerogative degli organi in pro rogatio procedere ad atti di straordinaria amministrazione come è quello dello scioglimento di fondazione e se sia possibile superare l’ostacolo di reperire una maggioranza del consiglio dimissionario considerando che le ultime tre assemblee convocate dal presidente Stefano Carli non l’hanno raggiunta ( 13 dicembre 2012, primo giugno 2013 la seconda e il 22 luglio 2013) rendendo impossibile così qualsiasi decisione.
O.T.R.
“Il Notiziario” 11 ottobre 2013 – pag.71