Silvia Fagnani: “La Gallazzi è un fiore all’occhiello”
22 Maggio 2013 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Sanitaria, Sociale |
La dottoressa parla dopo lo scioglimento del contratto, replicando alle critiche comparse sulla stampa
ARESE – “Io sono arrivata in Gallazzi Vismara molti anni prima dell’ingegner Roberto Bassi. Già nel 1994, come medico sostituto della dottoressa Roia, diventando direttore sanitario nel 1998, con un contratto per dieci ore alla settimana in qualità di libera professionista”. Sono queste le prime puntualizzazioni che Silvia Fagnani tiene a sottolineare con noi del “Notiziario” nella sua prima intervista dopo lo scioglimento anticipato del suo contratto lo scorso aprile rispetto alla data del 28 febbraio 2014.
Nella riorganizzazione dell’azienda speciale operata negli ultimi mesi dal commissario Anna Pavone della Gallazzi-Vismara (vedi “Notiziario del 5 aprile 2013) è rientrata anche la sua figura, ma Fagnani, come già fatto la scorsa settimana da suo marito Marco Scalambra, sempre sulle pagine del nostro giornale, intende correggere il tiro su una serie di imprecisioni circolate in città e uscite sulla stampa che la riguarderebbero direttamente, accompagnando le proprie dichiarazioni con documenti alla mano.
Cominciamo. “Intanto – spiega – non è compito del direttore sanitario visitare i pazienti. Suo compito, per esempio, è provvedere alla vigilanza e al controllo dell’igiene, della sicurezza degli ospiti e del personale all’interno della struttura, della ristorazione per quanto attiene agli aspetti igienici e dietetici, all’organizzazione e al controllo della farmacia interna con particolare riguardo al prontuario e agli acquisti, alla gestione del registro di carico e scarico degli stupefacenti, dello smaltimento dei rifiuti speciali, della cura dei rapporti con le famiglie per tutti gli aspetti sanitari e relativi obblighi degli ospiti e del personale eccetera eccetera. Le cartelle cliniche sono di competenza del dottor Aliverti, geriatra, che lavoro in Gallazzi Vismara da 25-30 anni, persona assolutamente impeccabile, straordinario, da cui io ho imparato la metà delle cose che io conosco ora in medicina, in quanto sono arrivata in casa di riposo molto giovane. Tante le ho lette. Poi ogni tanto provvedevo al Pai (piano assistenziale individuale) proprio perché Aliverti a un certo punto aveva chiesto di essere un attimo esonerato per poter seguire anche gli altri pazienti. Poi, ovviamente, è chiaro che il direttore sanitario è il responsabile ultimo”.
Non sarebbe rientrato nemmeno fra i compiti di Fagnani la procedura in tribunale per l’individuazione di un tutor richiesta alle famiglie, pena la dimissione dell’ospite, da cui verso fine anno si è ingenerato un malcontento fra i parenti . “ Si è trattato di una questione puramente amministrativa – racconta Fagnani – tra l’altro richiesta dall’Asl, che io non ho neppure visto”.
Silvia Fagnani difende a spada tratta anche il fatto che la casa di riposo aresina sia sempre stata a tutti gli effetti un “fiore all’occhiello” per la città. “I minuti di assistenza prevista dalla Regione – spiega – sono veramente striminziti. Ma noi andiamo oltre pur mantenendo le rette relativamente basse. Noi abbiamo le asa divise per piano e divise a seconda delle turnazioni. Purtroppo il parente vorrebbe un rapporto di uno a uno, ma ciò non è possibile. Per avere un trattamento tale bisognerebbe tenerlo a casa propria o magari in strutture sul lago a 7mila euro al mese. Ma in una situazione normale il personale lo si deve retribuire e il contributo regionale non è abbastanza”. In Gallazzi Vismara le assistenti agli anziani sono suddivise per turni e piani a seconda dei momenti clou della giornata. Al mattino sono in numero maggiore che al pomeriggio in virtù dell’igienizzazione dei parenti e delle alzate dal letto. “Al nucleo protetto vi sono tre asa al mattino e due al pomeriggio che assistono quindici anziani. Stesso numero al primo piano per sedici anziani che possono arrivare a venti con i ricoveri di sollievo. Negli altri due piani abbiamo 32 ospiti ciascuno. Al secondo piano, dove vi sono le situazioni più critiche vi sono 6 asa al mattino e quattro al pomeriggio. Al terzo cinque al mattino e quattro al pomeriggio. Vi sono tre medici che turnano e di notte vi è un infermiere professionale e abbiamo una convezione con la guardia medica”. Nelle fasi di imboccamento vi è una riduzione, che però è sopperita dalla presenza delle suore e da quella dei parenti (i volontari non sono autorizzati, possono dare una mano solo nelle attività animative).
Fra le lamentele maggiori raccolte vi è la mancanza di un responsabile di piano quale punto di riferimento per i parenti, facciamo notare.
“Certo che non c’era – spiega l’ex direttore sanitario – perché avere un responsabile di piano significa avere una persona a piano a norma di contratto per 7 ore e 12. Siccome è soggetta a turni, ferie e malattie e i piani sono quattro, ci vogliono almeno otto, per averne almeno due a piano che coprono le situazioni. In struttura c’è un responsabile asa tutti i giorni, sempre reperibile. Del resto è normale che qualche aspettativa può non essere soddisfatta. E’ come per il cibo. Come fai a soddisfare cento persone? Ci sarà sempre quello che non lo è. Lo si deve mettere in nota”.
Ma perché solo formaggio e salumi alla sera (era fra le lamentele raccolte, ndr)?
“A parte il fatto che non è vero che c’è solo formaggio e salume alla sera – ribatte Fagnani – però molto spesso il pasto serale è un pasto leggero. Poi vi è un dietista che prepara il menu e in questo i parenti degli ospiti veramente hanno sempre messo la loro idea”.
Ombretta T. Rinieri
(“Il Notiziario” 10 maggio 2013 – pag. 64)