“Non sono il giuda di Falcone”. Geraci querela il giornalista Giacalone
4 Aprile 2013 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Giudiziaria, Informazione |
Il giudice Vincenzo Geraci, ha chiesto un risarcimento danni per diffamazione, per un importo da definire, al giornalista siciliano Rino Giacalone, per un articolo in cui si parla di lui come della persona che, dopo la Strage di Capaci, fu indicata spregiativamente dal giudice Paolo Borsellino come il “giuda” che tradì Giovanni Falcone.
Borsellino non pronunciò il nome di Geraci, ma numerosi amici e colleghi di Falcone sostennero che si riferisse a lui. Giacalone, in un articolo sul “Fatto Quotidiano” del 22 maggio 2012, ha ricostruito la storica riunione del plenum con cui il Csm (consiglio superiore magistratura) il 19 gennaio 1988 nominò il nuovo Consigliere Istruttore (ovvero capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo), un ruolo (poi abolito dalla riforma) che si era rivelato decisivo per la ripresa dei processi contro la mafia. Una posizione alla quale il 25 settembre 1979 era stato nominato Cesare Terranova, il quale, non ancora insediatosi, fu assassinato. Fu poi la volta di Rocco Chinnici (da ottobre ’79 al 29 luglio ’83 quando fu assassinato con un’autobomba) che creò il pool antimafia, chiamando a farne parte fra gli altri, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello, Giovanni Falcone e Leonardo Guarnotta. Dopo la sua morte gli successe Antonino Caponnetto, che sancì il ruolo di primus inter pares di Giovanni Falcone, indicandolo di fatto come il suo successore. In quegli anni furono arrestati oltre 400 mafiosi e i magistrati istruirono il primo maxi processo.
Nell’87 Caponnetto si ritira nella sua Firenze. La nomina di Falcone a capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo sembrava scontata. Invece a sorpresa il 19 gennaio 1988 il Csm nomina Antonino Meli, un magistrato estraneo al lavoro del pool. Contro Falcone pare sia stato determinante il voto di Vincenzo Geraci, il sostituto procuratore di Palermo, eletto al Csm nel 1986, che aveva accompagnato Falcone a Rio De Janeiro al primo interrogatorio di Tommaso Buscetta. La decisione presa da Geraci di votare Meli e non Falcone fu interpretata dagli amici del magistrato ucciso a Capaci come un tradimento e come l’origine di tutte le manovre che successivamente indebolirono il pool antimafia e spinsero Falcone a lasciare Palermo. Lo sfogo pubblico più amaro rimane quello di Paolo Borsellino che, il 25 giugno 1992, a un convegno organizzato a Palermo da Micromega e dal movimento di Leoluca Orlando “La Rete”, disse una frase che è stata citata una infinità di volte:
“Quando Giovanni Falcone, solo per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad Antonino Caponnetto, il CSM, con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. Falcone concorse, qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il CSM ci fece questo regalo. Gli preferì Antonino Meli”.
Borsellino non fece pubblicamente il nome di Geraci, ma da allora molti hanno identificato in lui la persona a cui si riferiva (Leggi). Fra gli altri, nel 2009 il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, in una intervista al Corriere Canadese, ha sostenuto che il riferimento era proprio a Geraci.
Da tutto ciò sono nate infinite polemiche e amarezze per il magistrato che ha sempre confutato quella identificazione e i riferimenti spregiativi alla sua persona difendendo la piena legittimità di esercitare il suo voto in seno al Csm come riteneva più giusto.
Abstract tratto da: Ossigeno
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