Silvio Pellico: la dirigente Caldarulo spiega come si é gestita l’emergenza
14 Dicembre 2012 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Scuola |
ARESE– “Qualunque cosa fai, pietre in faccia sempre prenderai”, cantava così Antoine negli anni 60. Come cuocere a quaranta gradi sotto il sole di luglio (saltando pure le vacanze in agosto) alla ricerca di una soluzione in tempo utile per settembre tale da consentire a un’intera scolaresca, sfrattata dal suo plesso per bonifica da amianto, di fare lezione nel modo più decente possibile.
La ricostruzione di quanto è successo quest’estate alla scuola “Silvio Pellico” ci ha portato dritti dritti nell’ufficio di Rossana Caldarulo, storica dirigente scolastica aresina che con la collega Maria Teresa Tiana, preside della“Pellico” fino al 31 agosto scorso, ha condiviso le ragioni didattiche, logistiche, pedagogiche e di sicurezza della tanto contestata scelta dello spostamento a Pero dei ragazzi. Poi scartata dalla commissaria Anna Pavone, che arrivata in corso d’opera, ha scompaginato le carte e preferito la suddivisione delle classi negli oratori e nelle scuole andando così incontro alle richieste delle famiglie e di molti docenti di tenere gli studenti in città.
In ottemperanza alle disposizioni governative, dal primo settembre di quest’anno è partita la riorganizzazione delle scuole cittadine in due istituti comprensivi per effetto della quale Tiana è passata a dirigere la cittadella di Valera (materna, elementare e media) e Caldarulo lealtre materne, l’elementare di via Matteotti e la media Pellico di via Col di Lana. Oltre alla reggenza, per il secondo anno consecutivo, del liceo scientifico “Falcone Borsellino”. In totale 2200 ragazzi.
Della Pellico si è quindi fatto proprio quest’estate il passaggio di consegne tra Tiana e Caldarulo, un lasso temporale a scavalco durante il quale le due dirigenti hanno dovuto affrontare insieme l’emergenza facendo le riunione con i tecnici comunali e congli ex assessori della giunta Ravelli, Massimiliano Cattaneo, Patrizia Di Girolamo e Maria Turconi. L’8 giugno, con la fine delle lezioni, la “Pellico”viene chiusa. Gli esami erano già stati organizzati nella sede di Valera in previsione dei lavori di ristrutturazione per il cambio dei pavimenti, degli infissi e dell’illuminazione, che necessitavano di novanta giorni per cui erano già stati calcolati stretto stretto da metà giugno a metà settembre. Restava aperta la segreteria e vi erano i bidelli. Ma già intorno al 10 giugno l’Asl viene informata che è stato trovato l’amianto.
Il 20 vi è l’ordinanza di inagibilità del sindaco Ravelli. Quando la scuola viene informata che a settembre la “Pellico” non avrebbe riaperto i battenti? “Io e Tiana – ricostruisce Rossana Caldarulo – lo veniamo a sapere il 21 luglio nel corso di una riunione con gli assessori Cattaneo e Di Girolamo e con i responsabili dell’ufficio tecnico Annapola Menotti e dell’ufficio scuola Stella Berton. Per tenere tutti insieme i ragazzi abbiamo chiesto subito un prefabbricato. Ma continuavano a ripeterci che non vi erano i fondi. Ancora il 16 agosto, nonostante la scelta poi di Pero, ho depositato una lettera in Comune alla figura del commissario prefettizio, che a quella data era ancora da individuare, in cui chiedevo di rivalutare la scelta di un prefabbricato”. Cattaneo parla invece del 13 luglio.
Il tempo intercorso tra l’ordinanza e la prima riunione con le dirigenti scolastiche sembra sia stato necessario per attendere gli esiti dei carotaggi. Se infatti,aveva già spiegato l’ex assessore, gli esiti non avessero dato la presenza di amianto friabile la procedura sarebbe stata meno complessa. Però le recriminazioni della dirigente rimangono: “Perché una volta che si sono avuti gli esiti non è stata fatta una procedura d’urgenza per la bonifica immediatamente?– si domanda – Se si chiude a causa dell’amianto, la prima cosa a mio parere di cui bisognava preoccuparsi era che a settembre la scuola doveva riaprire. Invece ci è stato detto che la scuola ci sarebbe stata restituita fra un anno. Il prefabbricato era stato precluso. Gli oratori avevano le aule piccole e siccome il 27 luglio Ravelli si era dimesso non si potevano fare variazioni di bilancio per adeguarle e bisognava attendere fino al 16 agosto per vedere se diventavano definitive. Un caos. Perciò io e Tiana abbiamo trovato Pero. Era il 3 agosto. E io sono rimasta ad Arese ad aspettare il commissario”. Che viene nominato il 18. Nel frattempo, sotto il sole cocente, Caldarulo e Tiana compiono innumerevoli sopralluoghi a Pero. Caldarulo si reca persino a vedere la strada che i ragazzi avrebbero dovuto percorrere dal parcheggio dei pullman fino a scuola. “ Se poi la scelta delle famiglie è quella di averli sul territorio, perché c’è chi è affidato ai nonni, chi va a casa da solo e che tutto ciò sia più meritevole dell’attività didattica –considera la dirigente – io non mi permette di entrare nel merito di questa scelta. Il meno peggio é stato dunque condividere le diciotto classi sul territorio: sei all’oratorio di via Caduti, sei in quello del Mac e sei nella scuola di via Dei Gelsi.
Ma questa organizzazione cosa sta comportando? “Semplicemente le elementari – spiega Rossana Caldarulo – che non navigano nello spazio, si sono ristrette, hanno chiuso i laboratori e hanno fatto posto alla scuola media. Per non dire che ho due classi di venti metri quadrati con i banchi fuori della porta. Ci ho messo le elementari, perché banalmente i ragazzi delle medie sono più grandi e non ci potevo mettere i loro banchi che sono venti centimetri di più e perciò non ci stavano fisicamente. L’aula di sostegno l’ho dovutaricavare nel corridoio. Chiudendo tutti i laboratori, vuol dire che non hai attività connesse nella scuola media e che non le hai neppure nella scuola elementare”.
Anche nell’oratorio di via Caduti la situazione spazi è al limite. “Tanto di cappello al parroco don Riccardo che ce lo ha messo a disposizione – ringrazia comunque la dirigente scolastica – ma purtroppo le aule non sono dimensionate per il numero dei ragazzi e quando manca un docente e bisogna dividere le classi, i banchi non ci stanno e in alcune situazioni non ci stanno neppure le sedie. Per ingrandire le aule e far stare i banchi in alcune classi sono state spostate le pareti. Per fare educazione motoria escono in ventitré con il docente e si recano alla palestra della “Pellico”. E’ compartimentata in viale Resegone e ce l’hanno restituita agibile a ottobre. E dall’oratorio Mac si recano invece nella palestra dell’elementare di via dei Gelsi. E’ stato detto è una situazione d’emergenza. I ragazzi si adeguano. E i ragazzi si adeguano”.Altro problema riguarda la scuola musicale, il cui corso C è spostato nell’elementare di via Col di Lana e il corso A all’oratorio Mac. “Mentre da una parte studiano le tabelline – sorride amaramente Caldarulo – dall’altra suonano il violino, che va bene. Se no la tromba”.
Ma non era così anche prima nella scuola chiusa per bonifica vien da chiedere? “No, perché lo strumento sistudia al pomeriggio quando l’attività della scuola media è finita.All’elementare vi sono i bambini deltempo pieno. Per cui le attività della musicale si incrociano con quelle dellascuola elementare. Il corso A da Mac si sposta per i rientri nell’elementare divia Gelsi”. Questo il quadro dei disagi che i ragazzi stanno affrontando mentrela bonifica della “Pellico” è in corso. Una nota riguarda le polemiche a settembre sulla mancata informazione quest’estate alle famiglie sulla soluzione di Pero. “Di queste polemiche – dice Rossana Caldarulo – sono molto seccataperché non è vero che l’informazione non sia stata data. Dopo le dimissioni delsindaco, nella riunione del 3 agosto mentre si stavano facendo le valutazioni di tipo logistico, sono stata io a dire che i genitori andavano informati nei ipresidenti d’istituto Sergio Farotto e Vincenzo Collaro. E così è stato fatto. Toccava poi a loro farsi parte attiva nel diffondere la notizia a tutte lefamiglie. Onori e oneri. Altrimenti cosa ci stanno a fare i due presidenti delconsiglio d’istituto? T’informo, ti dico che c’è questo problema e dopodichésiamo in stand by in attesa del commissario”.
Ombretta T. Rinieri
(‘Il Notiziario’ 14 dicembre 2012 – pag. 72)