I lavoratori Innova: ‘Prepariamo l’appello’
13 Luglio 2012 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Cronaca, ex Alfa Romeo, Sindacale, Sociale |
ARESE – Da quando Romano Prodi decise che l’Alfa Romeo doveva rimanere italiana e scelse la Fiat al posto dell’americana Ford per tenere il Biscione sotto la bandiera tricolore molta acqua è passata sotto i ponti. Gli americani sono arrivati lo stesso, ma per affittare e vendere spazi, mentre negli ultimi quindici anni, tra un tavolo e l’altro ai mega livelli, e una chiusura e l’altra dei vari reparti auto sotto le luci al neon dei
I lavoratori di Innova Service all’interno dei
capannoni dell’ex Alfa Romeo durante le
riprese degli operatori di Canale 5 che con
Mimmo Lombezzi si é occupata della loro vicenda
capannoni, la storica fabbrica automobilistica milanese è stata depauperata del suo valore intrinseco, cioè delle professionalità intellettuali e manuali che con il loro lavoro hanno reso nota Arese in tutto il mondo. Perché non è l’involucro che nobilita la scatola, ma il contenuto. Perciò le risorse umane.
Questa è la storia di settanta alfisti, madri e padri di famiglia a cavallo dei cinquant’anni, troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per i nuovi lavori, superstiti di quella grande fabbrica che è stata l’Alfa Romeo. Negli ultimi anni si sono adattati ai lavori più umili pur di continuare a portare a casa uno stipendio e da mesi resistono come l’ultimo dei moicani alla portineria sud-ovest dell’area industriale. Stritolati dagli interessi politici ed economici di tutti i colori, dimenticati da tutti, sono aggrappati tenacemente ai lembi del sindacato di base Slai Cobas.
“Abbiamo lavorato in Alfa Romeo fino al 2002 – racconta Renato Parimbelli, sindacalista del sindacato di base – poi sono arrivati glia mericani che con il primo accordo di programma si erano impegnati ad assumere nelle varie società 550 persone. Noi siamo stati i primi settanta e siamo stati assorbiti dalla Rina di San Donato Milanese”. Non toccheranno più motori néc arrozzerie.
Una lavoratrice di Innova Service intervistata
da Mimmo Lombezzi
Non facendo più i turni perderanno da subito in busta paga l’indennità di 500mila lire(circa 250 euro di oggi). “C’è chi si è adattato a fare il manutentore, chi il giardiniere, chi il muratore, chi il guardiano, chi le pulizie – spiegano a più voci i lavoratori – però alla Rina siamo stati bene e il proprietario, il signor Parisotto, era contento di noi. Ma nel gennaio 2009 gli è scaduto l’appalto e non glielo hanno rinnovato perciò siamo passati sotto Innova Service”. Una società la cui titolare Angela Di Marzo è stata processata e assolta dall’accusa di aver piazzato una microspia nell’ufficio di Giuseppe Sala, a suo tempo city manager del Comune di Milano e oggi amministratore delegato di Expo 2015.
Con Angela Di Marzo i lavoratori si scontrano. “E’ cominciata la guerra tra noi e lei – raccontano – arrivavano lettere di ammonimento in quantità. Poi ha tentato di metterci in cassa integrazione per tre mesi, ma noi l’abbiamo combattuta venendo a lavorare gratis. Abbiamo attirato l’attenzione di un ispettore dell’Inps e si è scoperto che non era valida. Ha dovuto pagarci tutti gli arretrati”. Si arriva a febbraio 2010. I settanta dipendenti vengono licenziati senza alcun preavviso. Avviano una causa di lavoro e vincono il reintegro, che però non avviene perché nel frattempo il 10 ottobre 2011 InnovaService aveva chiuso i battenti. Non possono accedere nemmeno alla mobilità perché la società non aveva provveduto ai versamenti necessari all’Inps. Ormai, come spiegano al Centro per l’Impiego di Rho, senza la mobilità lavoratori così“anziani” non hanno speranza di essere assorbiti da nessuna parte. L’indennità di disoccupazione è riconosciuta per otto mesi sotto i cinquant’anni e per un anno a quelli sopra. Terminata la quale non vi è più nulla. In piena crisi economica è un dramma. Stando ai lavoratori la causa sindacale rivelerebbe anche retroscena oscuri.
“Il giudice – spiegaParimbelli – ha ritenuto la procedura di licenziamento invalida e ci ha riconosciuto gli stipendi dal febbraio a ottobre 2010, data della presunta cessazione della società. Ma da nostre indagini Innova risulta ancora attiva. Il 10 ottobre è cessata l’attività a Cesano Maderno, che non c’entra niente con Arese. Ha dichiarato all’Inps che eravamo in 75 invece che 70.
Il giornalista Mimmo Lombezzi di Mediaset
con i lavoratori Innova Service
Ha cambiato tre sedi legali. Abp il giorno dopo che siamo stati licenziati ha fatto entrare le cooperative. Tutto poco chiaro, perciò stiamo ricorrendo in Appello”. Già L’Abp, i cui spazi sono affittati e venduti dalla Cusmann presieduta da Alessandro Nasi, uomo Fiat socio nella Eidon dell’ex vice sindaco di Arese Andrea Costantino. Semplici coincidenze, certamente, ma che fanno pensare.
Ombretta T. Rinieri
(‘Il Notiziario’ 13 luglio 2012 – pag. 56)
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