Generazioni. Genere, azioni. Gene razionale. Resistenza o morte. Morte.
29 Marzo 2012 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cultura |
di Michele Baldini il 19 marzo 2012
Premetto: sarò fatale (sia per i toni che per la lunghezza). E quel che segue è una tragedia greca. Sono stato molto lirico e non tutto va preso alla lettera. E’ un pensiero. A cui difficilmente, da incoerente (come quasi tutti), seguiranno azioni.
Perdenti, poveracci, bamboccioni. Ma non basta, la più grave condanna che gli under 35 di oggi sono costretti loro malgrado (e innocentemente) a scontare si chiama passività.
L’accettazione della necessità del sacrificio, seppure nella sua totale inutilità, la consapevolezza di una fine certa, automatica e inevitabile. Camuffata talvolta da uno svogliato desiderio di fuga, più dal mondo che dal paese o dalla nazione in cui si vive. Questa sta diventando sempre più la morale di un insieme (ormai) di generazioni, senza futuro, senza confini, senza soldi. Molti dicono senza idee né determinazione. Forse è solo una questione di cicli cosmici. L’eterno ritorno dell’eguale direbbe Nietzsche.
Lottare e resistere sono ormai semplicemente azioni innescate da un meccanismo, da una sorta di gioco in scatola (economico, politico, sociale) che non è stato inventato da noi, a cui saltuariamente e facoltativamente qualcuno prende parte. Anche con estrema convinzione. E, puntualmente, non conoscendone a pieno le regole né i segreti, perde.
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