Scola: «È la speranza la chiave per uscire dalla crisi»
29 Gennaio 2012 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Informazione, Religione |
Il Cardinale ha incontrato i giornalisti nel tradizionale appuntamento in occasione della festa del patrono della categoria, San Francesco di Sales. A dialogare con lui, il direttore de “Il Sole 24 ore” Roberto Napoletano
di Stefania CECCHETTI per www.incrocinews.it
Milano, 28.01.2012. Responsabilità e verità. Crisi e speranza. Sono state queste le parole chiave del dialogo tra il cardinal Angelo Scola e il direttore de “Il Sole 24 ore” Roberto Napoletano, che si è tenuto stamattina presso l’Istituto dei ciechi di Milano in occasione della tradizionale festa del patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales.
Sul tema della “verità” il cardinale ha aperto il suo intervento, con tre bellissime e attualissime citazioni proprio da Francesco di Sales, ricordando che il santo, vescovo di Ginevra in “esilio” ad Annecy in seguito all’avvento della Riforma Protestante, è stato scelto come patrono della categoria per l’efficace invenzione dei “manifesti”, fogli di informazione per i fedeli che lui stesso redigeva e recapitava capillarmente di porta in porta. Embrioni della moderna comunicazione di massa.
Scrive il San Francesco di Sales nella sua opera “Filotea”: «Quando parlo del prossimo, la mia bocca nel servirsi della lingua è da paragonarsi al chirurgo che maneggia il bisturi in un intervento delicato tra nervi e tendini: il colpo che vibro deve essere esattissimo nel non esprimere né di più né di meno della verità». E ancora: «Il tuo modo di parlare sia pacato, schietto, sincero, senza fronzoli, semplice e veritiero. Tieniti lontano dalla doppiezza, dall’astuzia e dalle finzioni. È vero che non tutte le verità devono sempre essere dette; ma per nessun motivo è lecito andare contro la verità». E infine: «Bisogna sempre dare l’interpretazione più benevola del fatto. Se un’azione avesse cento aspetti, tu ferma sempre la tua attenzione al più bello. L’uomo giusto, quando non può scusare né il fatto né l’intenzione di chi sa per altre vie essere uomo per bene, rifiuta di giudicare, se lo toglie dallo spirito, lascia a Dio solo la sentenza. Quando non ci è possibile scusare il peccato, rendiamolo almeno degno di compassione, attribuendolo alla causa più comprensibile che si possa pensare, quali l’ignoranza e la debolezza»…
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